#13 Le marche aldine

#13.1

 

Ancora con delfino nella

Nel commento all’adagio 1001 (Festina lente, “affrettati con lentezza”) Erasmo riferisce che un giorno Aldo mostrò all’umanista un’antica moneta d’argento risalente al periodo dell’imperatore Tito, inviatagli in dono da Pietro Bembo.

Le figure rappresentate nella moneta erano da una parte l’effige dell’imperatore e dall’altra un’àncora con un delfino attorcigliato attorno a essa. Questo simbolo, stando all’antico linguaggio dei geroglifici, costituiva la raffigurazione iconografica del proverbio analizzato.

L’elemento del delfino rappresentava lo slancio e la rapidità, qualità principali dell’elegante animale acquatico come anche degli spiriti indomiti. D’altra parte, l’àncora, che nelle tempeste rallenta la corsa troppo rapida e rovinosa delle navi, era il simbolo della ponderazione e della solidità degli animi virtuosi. Erasmo spiega che non a caso Aldo scelse questa raffigurazione e il motto che essa rappresentava come simbolo della propria casa tipografica.

La marca dell’àncora col delfino fece la sua prima apparizione ufficiale in una edizione aldina nel 1502, all'interno del secondo volume dei Poetae Christiani Veteres. In realtà, già nell’Hypnerotomachia Aldo aveva inserito questo elemento figurativo, che campeggiava all’interno di una incisione corredata nel testo dall’adagio “Semper festina tarde”, variante del motto aldino citato dall’editore per la prima volta in greco all’interno della premessa alle opere di Poliziano del 1498.