#10 Un problema di mercato
#10.1
Uno degli storici equivoci riguardanti le edizioni aldine tascabili è quello circa la presunta economicità degli enchiridia.
Differentemente da quanto erroneamente si crede, i libelli dell’officina aldina erano tutt’altro che economici, come testimonia bene una lettera inviata ad Aldo da Isabella d’Este che accompagnava la restituzione di quattro volumetti stampati su pergamena, “cari dil doppio che non valeno”.
Nonostante il prezzo palesemente elevato, le edizioni aldine conobbero un successo di vendite eccezionale. Prova ne sono i cataloghi delle disponibilità librarie che Aldo stampò nel 1503 e nel 1513, diversissimi dal primo catalogo aldino del 1498, dove l’editore aveva inserito i soli libri greci usciti dalla sua officina fino a quella data, senza fare alcun accenno alle edizioni latine.
L’osservazione incrociata degli elenchi di vendita cinquecenteschi, all’interno dei quali fu inserita l’intera produzione dell’officina manuziana, testimonia della necessità di ristampare numerose edizioni oramai esaurite a distanza di dieci anni, come pure di un rinnovato lavoro sulla selezione dei titoli, motore principale dell’attività editoriale aldina.
#10.2
Il successo delle nuove edizioni in formato tascabile ebbe anche un risvolto negativo per la produzione editoriale di Aldo.
Nell’ottobre del 1502, infatti, a brevissima distanza dall’uscita dei primi enchiridia, Manuzio inoltrò una supplica al Senato di Venezia perché la sua attività fosse protetta dai contraffattori che agivano a Lione riproducendo illegalmente le sue edizioni in ottavo, immesse sul mercato a prezzo ridotto.
In realtà, Aldo aveva già sperimentato in passato la concorrenza sleale di alcuni tipografi che nel 1499 avevano prodotto un’edizione identica a quella degli Opera omnia di Poliziano dal lui stampati l’anno precedente. Si trattava in quel caso di un’edizione il cui colophon la indicava come una realizzazione fiorentina, ma che in realtà era stata stampata a Brescia dalla società editoriale dei fratelli Britannico.
Riproducendo all’interno del territorio di San Marco l’edizione aldina, i tipografi avevano violato il privilegio decennale che la Repubblica aveva concesso a Manuzio nel 1498. Per questo motivo mascherarono la pubblicazione con la falsa sottoscrizione “Impressum Florentiae: & accuratissime castigatum opera & impensa Leonardi de Arigis”.
#10.3
Le prime contraffazioni uscite dai torchi lionesi, realizzate dalle officine legate alla famiglia dei da Gabiano, furono pubblicate anonime imitando alla perfezione gli esemplari veneziani, non solo nel formato ma anche nell’uso del carattere corsivo.
Francesco Griffo, che si riteneva proprietario del nuovo italico, aveva probabilmente realizzato un’altra serie di matrici che venne poi venduta ai tipografi italiani operanti in Francia. La querelle che scaturì da questo evento portò alla rottura dei rapporti tra Manuzio e il punzonista, che poco tempo dopo lasciò Venezia assieme al tipografo Soncino, anch’egli in rotta con Aldo.
Nel 1502 il Senato veneziano rinnovò il privilegio concesso a Manuzio l’anno precedente, ma ciò non fermò il proliferare degli enchiridia prodotti in terra francese e spacciati come originali aldini. L’inefficacia dei provvedimenti istituzionali portò Aldo a difendere da solo i propri interessi attraverso un pubblico appello ai suoi lettori.
Nel marzo del 1503 Manuzio pubblicò un foglio di accuse intitolato Monitum in Lugdunenses typographos, nel quale l’editore raccontò l’intera vicenda scagliandosi contro i suoi antagonisti lionesi e le contraffazioni da loro realizzate. Nel documento Aldo elencò nel dettaglio tutti gli errori e le differenze grafiche e materiali delle edizioni francesi rispetto alle originali.
Il risultato, però, non fu quello sperato, e anzi la pubblicazione del Monitum andò ulteriormente a peggiorare la situazione, visto che i tipografi lionesi utilizzarono a proprio vantaggio le indicazioni del documento per produrre nuove e più corrette contraffazioni.
Tuttavia, se da una parte la pirateria editoriale procurò alla casa aldina più di un danno economico, dall’altra essa fu rappresentativa dello straordinario successo delle pubblicazioni tascabili firmate da Aldo, palesemente il prodotto editoriale più richiesto dal mercato librario internazionale del primo Cinquecento.