#12 Aldo e la cultura internazionale: il caso di Erasmo
#12.1
Nel 1505 Aldo sposò la figlia del suo socio Andrea Torresano, Maria. L’anno successivo l’attività della stamperia fu interrotta a causa di un viaggio che l’editore intraprese verso la Lombardia alla ricerca di manoscritti per le sue successive pubblicazioni.
La riapertura dell’officina aldina avvenne nella seconda metà del 1507, molti mesi dopo il ritorno dal viaggio lombardo, durante il quale Manuzio fu addirittura arrestato per errore e imprigionato nelle carceri mantovane, prontamente liberato per intervento del suo amico Jeffroy Charles, presidente del Senato di Milano.
L’attività tipografica aldina poté riprendere grazie soprattutto all’intervento di un personaggio d’eccezione, grande ammiratore dell’operato di Aldo: Erasmo da Rotterdam. Il 28 ottobre 1507 l’umanista olandese scrisse a Manuzio da Bologna proponendogli di pubblicare le sue traduzioni dell’Ecuba e dell’Ifigenia in Aulide di Euripide.
Se si cercasse una prova dell’estensione della fama di Aldo oltre i confini italiani agli inizi del Cinquecento basterebbe leggere le parole di elogio scritte da Erasmo nei confronti dell’editore, il quale, unico tra i suoi colleghi, si era adoperato a divulgare con intelligenza e somma arte i testi dei grandi autori classici.
Secondo Erasmo, la pubblicazione di un proprio lavoro presso l’officina manuziana gli avrebbe reso fama immortale, a maggior ragione se stampata negli elegantissimi caratteri corsivi che avevano reso celebre l’editore.
Anche se la risposta di Aldo non è stata conservata, è da ritenere che egli abbia accolto con entusiasmo la lettera di Erasmo, accettando senza riserve la proposta dell’olandese. La pubblicazione delle traduzioni erasmiane di Euripide fu terminata nel dicembre del 1507: l’officina aldina aveva ripreso nuovamente a funzionare.
#12.2
Agli inizi del 1508 Erasmo bussò realmente alla porta della casa di Aldo, con l’intento di proporre all’editore la pubblicazione di una nuova versione riveduta e corretta dei suoi Adagia, la raccolta commentata di proverbi e modi di dire greci e latini stampata per la prima volta a Parigi nel 1500.
Accolto festosamente, l’umanista restò ospite di Manuzio per quasi un anno. Durante la sua permanenza a Venezia, Erasmo si dedicò alacremente al controllo delle fonti e alla correzione dei testi da lui raccolti in passato.
Il lavoro dell’officina aldina procedeva in maniera serrata, dando spazio soprattutto alla figura dell’olandese: egli infatti lavorava in tipografia correggendo le carte che man mano venivano stampate, mentre Aldo controllava il buon andamento dell’impresa.
In seguito Erasmo dedicò al suo viaggio veneziano un colloquio intitolato Opulentia sordida (1531), all’interno del quale offrì un ritratto non proprio lusinghiero della vita che si svolgeva all’interno della bottega di Aldo e Torresano. Nel dialogo l’umanista si scagliò soprattutto contro il suocero di Manuzio, la cui dissacrante descrizione riprendeva molti caratteri dell’avaro delle commedie plautine.
L’edizione delle Adagiorum Chiliades vide la luce nel settembre del 1508. Si trattava in effetti di una versione totalmente nuova dell’opera erasmiana, all’interno della quale erano stati inseriti 3260 proverbi contro gli 818 della prima edizione parigina.
Inoltre, gli Adagi aldini contenevano numerose citazioni prese dalla cultura greca, frutto del profondo lavoro di ricerca e analisi del curatore sulle fonti manoscritte greche messe a sua disposizione non solo da Aldo, ma anche dai collaboratori che gravitavano attorno alla sua officina tipografica. La stampa delle Chiliades, opera capace di “gareggiare con la classicità stessa”, rappresentò il prodotto finale dell’intesa profonda tra due intellettuali d’eccezione, che insieme diedero un contributo fondamentale alla nuova cultura umanistica europea.