#8 Gli enchiridia
#8.1
Nel marzo del 1501 Manuzio richiese al governo della Serenissima un privilegio per l’utilizzo esclusivo di una nuova serie di caratteri che nel loro elegante disegno si rifacevano alla scrittura corsiva utilizzata con successo da quei professionisti del libro manoscritto tanto avversi alla tecnica tipografica.
La prima apparizione dei nuovi caratteri era avvenuta quasi in sordina già qualche mese prima. Nella pagina illustrata in apertura delle lettere di santa Caterina, all’interno del libro e del cuore fiammeggiante tenuti tra le mani dalla santa, Aldo inserì rispettivamente il motto “Jesu dolce Jesu amore” e il nome “Jesus” realizzati con i tipi in italico, quasi come a voler affidare al nome di Gesù il suo nuovo proposito editoriale.
Il disegno del carattere era stato realizzato probabilmente dallo stesso Aldo (forse ispiratosi alla scrittura di Bartolomeo Sanvito, copista di casa Bembo), mentre le incisioni furono una creazione delle “mani dedalee” di Francesco Griffo, il quale aveva già inciso per Manuzio i caratteri greci delle prime pubblicazioni e quelli romani utilizzati per la prima volta nel De Aetna.
Nell’aprile del 1501, appena un mese dopo la richiesta del privilegio, l’officina aldina licenziò l’edizione delle opere di Virgilio, prima pubblicazione interamente stampata utilizzando il nuovo corsivo.
#8.2
Il carattere tipografico non fu però la sola innovazione introdotta da Aldo nel suo nuovo programma editoriale. Alle peculiarità estetiche dei tipi incisi da Griffo, l’editore unì la novità di un formato tascabile, che rendeva più maneggevole il trasporto del libro e di conseguenza ne permetteva una lettura totalmente libera, non condizionata dall’uso di un leggio.
In realtà il formato in ottavo era già stato ampiamente impiegato in passato prevalentemente per la stampa di testi devozionali o di manualistica, come i libri d’ore o le grammatiche. La grande intuizione di Aldo fu quella di utilizzare il formato tascabile per una tipologia testuale totalmente differente: le opere della letteratura classica.
Come già avvenuto per il programma editoriale greco, Aldo intese pubblicare opere di autori già noti, prevalentemente di lingua latina, che potevano e dovevano essere conosciuti dal pubblico che l’editore intendeva raggiungere. Nella fattispecie, si trattava di un pubblico che non annoverava solo studiosi o maestri, bensì gentiluomini colti e già formati senza ambizioni professionali nel campo filologico.
Questi testi, proposti in piccolo formato e senza l’ingombrante corredo di commenti che imperversava nelle grandi edizioni in folio, furono visti dai contemporanei di Aldo come strumenti che permettevano di avvicinarsi ai grandi autori del passato attraverso una lettura totalmente intima, lontano dall’austera atmosfera delle aule di studio.
Proprio in questo nuovo elemento va ricercato il successo straordinario che Aldo incontrò attraverso i suoi enchiridia (letteralmente “che stanno in una mano”, “manuali”), cioè nell’aver creato praticamente dal nulla un pubblico di lettori puri, che nulla avevano a che vedere con gli studiosi cui si rivolgeva la maggior parte della produzione tipografica del tempo.
#8.3
Il successo dei libelli portatiles fu di fatto immediato e nel suo genere davvero straordinario. Alla stampa del Virgilio seguirono nel 1501 quelle di Orazio, Giovenale, Persio e Marziale, cui si aggiunsero l’anno successivo la raccolta dei testi di Catullo, Tibullo e Properzio, le opere di Lucano, Cicerone, Ovidio, Stazio e molti altri autori della letteratura latina, la cui pubblicazione continuò praticamente in maniera ininterrotta fino alla fine dell’avventura aldina nel 1515.
All’interno dei tascabili, Aldo volle in seguito inserire anche alcuni classici greci come Sofocle (1502), Euripide (1503) e Omero (1504), nonché le opere di alcuni poeti a lui contemporanei quali per esempio Aurelio Augurelli (1505), Tito Vespasiano Strozzi (1513) e Iacopo Sannazzaro (1514).
Le nuove aldine divennero in breve tempo libri richiesti e ricercati dal pubblico dei lettori non solo per il loro pregio culturale, ma anche per un certo valore simbolico di oggetti elitari testimoniato, a esempio, dai numerosi ritratti rinascimentali in cui i soggetti protagonisti fanno sfoggio di un libellus aldino, spesso accompagnato da una elegantissima legatura.
Questa scelta editoriale, basata sulla combinazione innovativa di tre elementi cardine quali il carattere corsivo, il formato tascabile e la scelta dei testi classici, rivoluzionò in maniera profonda il mondo dell’editoria rinascimentale, rendendo il successo degli enchiridia uno dei più importanti fenomeni editoriali dell’età moderna.