#15 Semel Aldus, semper Aldus

#15

 

Marca di Paolo Manuzio

Il 6 febbraio del 1515 Aldo morì. Colui che in vita era stato celebrato come il più grande editore del suo tempo aveva lasciato ai suoi successori un’eredità impegnativa e difficile da gestire.

In oltre vent’anni di attività, attraverso un uso sapiente delle tecnologie applicate alla stampa e grazie a un raffinatissimo e intelligente programma editoriale, il maestro di Bassiano aveva radicalmente rivoluzionato il mondo del libro e della lettura.

Alla sua morte Andrea Torresano subentrò a capo dell’officina aldina, continuando per qualche tempo a sottoscrivere le pubblicazioni con la dicitura “in aedibus Aldi, et Andreae soceri”. Sotto tale nome furono stampate postume le edizioni di Catullo, Lattanzio, Ovidio, Lucano, assieme alla prima edizione italiana dell’Elogio della follia di Erasmo (Moria), e alle seconde edizioni degli Asolani di Bembo e della Commedia dantesca.

L’ultima pubblicazione a fregiarsi del nome di Aldo fu quella della sua grammatica greca (Grammaticae institutiones graecae) uscita nel novembre del 1515 a cura di Marco Musuro. La grammatica rappresentava dunque l’ultimo capitolo di quel programma editoriale iniziato da Manuzio nel 1493 con la prima edizione della sua opera e che la morte non gli consentì di portare a termine.

L’attività dell’officina tipografica continuò sotto la guida di Torresano fino al 1517, anno in cui gli subentrò il figlio Giovanni. I contrasti tra quest’ultimo e gli eredi di Manuzio portarono nel 1529 alla chiusura della tipografia.

Solo nel 1533 l’attività della casa dell’àncora col delfino poté ricominciare sotto la guida del più giovane dei figli di Aldo, Paolo Manuzio. Costui portò avanti l’attività del padre per oltre quarant’anni, continuando un’avventura editoriale che si sarebbe conclusa solo nel 1594 con la morte di Aldo il Giovane, ultimo rappresentante di una dinastia di editori che aveva cambiato la storia del libro nell’età moderna.